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Anche il viaggio più lungo inizia con un solo piccolo gesto concreto, il primo passo.

Quest’anno mi ha accompagnato una parola, una specie di gioco nato casualmente tra amici: avevo scelto una parola che racchiudesse un concetto e che fosse il mio filo conduttore per il 2016, un termine che ha caratterizzato un po’ miei pensieri e a cui ogni tanto ricorrevo come promemoria o che mi saltava in mente quando qualcosa mi sembrava confermare la sua validità.

Ho avuto la fortuna di partecipare grazie ad Intesys ad un corso di Mindfulness a fine 2015 e questo ha caratterizzato il mio 2016: la parola che mi ha accompagnato è stata, infatti, Consapevolezza.

Consapevolezza nei termini propri della Mindfulness, ma anche più in generale delle nostre capacità, delle necessità vere, delle potenzialità, del nostro ruolo nella vita professionale e personale, consapevolezza di quello che ci piace e che non ci piace, di quello che vogliamo veramente e di quello che è giusto rifiutare.

Mi ha fatto piacere avere questo filo conduttore che, in qualche modo, mi ha stimolato e ho deciso di cercare anche per il 2017 la mia parola. Parola che quest’anno voglio condividere augurandomi così di rendere più consapevole il suo ruolo e magari stimolare anche altri impegnati nell’infinita ricerca di miglioramento.

Come tutti gli anni, anche quello passato ha avuto le sue altalene di entusiasmi e stanchezza, ha richiesto forza e perseveranza; si sono alternate certezze e dubbi, e credo questo valga per molti. Ma alla fine il 2016 mi ha dato molto, sia professionalmente, certo non solo soddisfazioni, sia nella vita privata e personale. In pochissimi mesi sono passato da sedentario a runner, dal non aver mai partecipato ad una competizione in 44 anni, ad aver portato a termine 5 gare di corsa in montagna in 5 mesi, finendo l’anno con un dignitoso piazzamento in una corsa su sentiero di 33 chilometri con 1350 metri di dislivello in salita (e discesa!).

La corsa, in particolare sui sentieri, richiede impegno, costanza, resistenza fisica e psicologica (un po’ una metafora della vita, no?), ma anche la consapevolezza che dipende da noi, che si può fare, che quei chilometri, quelle ore di corsa, il fango, la discesa insidiosa, la salita che ti trovi davanti dopo più di tre ore di fatica, tutto si può affrontare passo dopo passo. Tutto sta a cominciare.

Tutto sta nel fare un’azione concreta e semplice: muovere il primo passo. Possiamo affrontare ogni impegno così: senza rimandare, senza perderci in sola pianificazione, semplicemente, facendo qualcosa di concreto: muoviamo il primo passo e il resto verrà di conseguenza.

Quando non ho voglia di correre, per esempio, uso questo meccanismo, del fare comunque qualcosa, un solo piccolo passo, cerco di non rimandare a domani o al solito lunedì, e esco comunque: magari, mi dico, faccio solo 20 minuti e poi rientro, poco sforzo e non butto via del tutto un giorno. E poi, e chi corre lo sa già, una volta partito, una volta fatto il primo passo, sicuramente quella sarà un’uscita da almeno 10 chilometri.

Allora, per quest’anno in arrivo, dopo aver inseguito la consapevolezza, la mia parola, il mio intento è quello di aggiungere la concretezza, e iniziare tutto senza tentennamenti, senza rimandare, senza scuse, senza pensare alla fatica della salita che verrà, ma facendo il primo passo, poi gli altri verranno da sé.

E il mio augurio per tutti è di riuscire a perseguire qualsiasi obiettivo ambizioso, o semplice “buon proposito per l’anno nuovo”, qualsiasi scelta di cui nel 2016 siamo diventati consapevoli e spero che riusciamo sempre a muovere il primo passo, il primo passo capace di trasformare un pensiero in un fatto, il primo passo che dia all’idea la concretezza dell’azione.

buon 2017!

P.S. Ah, quasi dimenticavo, se il tuo progetto ambizioso riguarda la trasformazione digitale il primo passo per renderla concreta è farmi un colpo di telefono ; ) 

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